Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA &
ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE -
Anno XIX – 25 giugno 2022.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia
del testo: BREVI INFORMAZIONI]
L’Intelligenza Artificiale (AI)
diagnostica l’autismo attraverso il linguaggio. Uno
studio condotto da ricercatori della Northwestern University ha impiegato il machine
learning – una branca della AI – per identificare, in bambini affetti da
disturbi dello spettro dell’autismo, pattern di linguaggio consistenti
in peculiarità prosodiche e particolarmente ritmiche caratteristiche del
disturbo e presenti in lingue tanto diverse quanto l’inglese e il cantonese.
Joseph Lau, Molly Losh e Patrick Wong hanno addestrato un algoritmo con
registrazioni vocali su un compito standard di bambini autistici e normodotati.
Il metodo potrà costituire un prezioso aiuto per la diagnosi. [Cfr. Lau J. C. Y. et al., PLoS One 17 (6): e0269637
- AOP doi: 10.1037/journal.pone.0269637, 2022].
Il Long COVID è meno frequente
con la variante Omicron rispetto alla Delta. Il Long
COVID è così definito nelle linee-guida “NICE”: il perdurare dei sintomi o l’avere
sintomi nuovi per 4 o più settimane dall’inizio della malattia. Paragonando
56.003 considerati positivi alla variante Omicron di SARS-CoV-2 con 41.361 considerati
positivi alla variante Delta, al King’s College sono stati registrati dal 20%
al 50% di casi in meno di Long COVID nelle varie ripartizioni del
campione. [Fonte: Tanya Wood; lo studio apparirà su “The Lancet”].
Il rapporto tra fumo di sigaretta,
schizofrenia e depressione in un nuovo studio. Un report
dell’Università di Bristol, posto online lo scorso 20 giugno e
presentato al Congresso Internazionale degli Psichiatri del Royal College,
riferisce una probabilità di sviluppare depressione nei fumatori dal 54% al 132%
maggiore che nei non fumatori, e una probabilità che i fumatori siano affetti
da schizofrenia dal 53% al 127% maggiore di coloro che non fumano.
Naturalmente, le ragioni saranno oggetto di intensi studi. [Fonte: Bristol
University Press Office].
Diagnosi di Alzheimer precisa al 98%
con una singola scansione cerebrale. Un algoritmo di machine learning basato sul
neuroimaging è stato impiegato per un metodo semplice e rapido di
diagnosi precoce della demenza neurodegenerativa: in una fase iniziale, in cui
gli attuali strumenti clinici risultano insufficienti, all’Imperial College
London è stata rilevata la malattia di Alzheimer con una sensibilità del 98% e
una precisione del 78% nella definizione dello stadio neurodegenerativo. [Fonte:
Myers, Imperial College London].
VEGF si è rivelato un fattore
trofico retrogrado essenziale per i motoneuroni. Il VEGF
fu scoperto per la sua attività angiogenica e perciò denominato “fattore di
crescita vascolare endoteliale”, ma la sua attività neurotrofica scoperta di
recente può essere molto più antica in termini evoluzionistici. Un nuovo studio
condotto da Angel M. Pastor, Paula M. Calvo e colleghi ha dimostrato che il
VEGF è un fattore retrogrado essenziale per la guida sinaptica dei motoneuroni
e per l’attività di scarica di tali cellule. [Cfr. PNAS USA 119 (26):
e2202912119, 2022].
Le cure dell’epilessia dei
guaritori italiani dal Medioevo al Novecento. Tra la
fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Valentino Ostermann, Gennaro
Finamore, Zeno Zanetti e Clemente Rossi raccolsero cure e ricette di
antichissima tradizione e ancora in uso, con le quali i guaritori di varie regioni
italiane millantavano di poter guarire le varie forme di epilessia. Si
propongono qui di seguito alcuni esempi.
In Piemonte preparavano un intruglio a base di fegato
di maiale fatto bollire in un litro di vino grignolino vecchio e lo
somministravano alla dose di tre cucchiai al giorno. In Liguria custodivano
questa annotazione, i cui contenuti ricordano quelli dei rituali dei maghi dell’occulto
divenuti clandestini in epoca cristiana: “Somministrare alla persona soggetta a
questo male dell’acqua con la quale sia stato lavato il cadavere di un
bambinello di pochi mesi, morto però per malattia che non gli abbia causato
febbre: avvertendo soprattutto di fare in modo che la persona non si accorga di
bere questo rimedio”. Nella stessa regione i guaritori raccomandavano ai
sofferenti di crisi epilettiche di portare appeso al collo del “visco quercino”,
dal quale trarre una polvere da assumere gli ultimi tre giorni di luna vecchia.
I Liguri prescrivevano anche a chi era colpito da mal caduco di cospargersi con
“…l’olio dove è stato fritto un cagnolino da latte” e, infine, “tenere appesa
al collo una testa di vipera rinchiusa in un sacchettino”.
L’Umbria è la regione più ricca di reperti
documentali di questo genere, e il primo che proponiamo presuppone appostamenti
strategici da parte di maghi esperti dei boschi: “Si dà a mangiare all’infermo,
a sua insaputa, un uccello estratto dal corpo di un serpe che allora l’abbia ingollato”.
Poi, particolarmente per il grande male epilettico: “Durante l’accesso, ungere
al malato le tempie e il naso con olio di scorpione”. Per prudenza, gli
ammalati dovrebbero avere riserve di urina bovina per le crisi acute, anche se
i guaritori liguri ne dispongono sempre e, dunque, se si può chiamarne uno sito
nelle vicinanze al sorgere di una crisi, il problema viene così risolto: “Si
istilla nelle orecchie l’urina di bove o di vacca”. Anche se, per mitigare gli
eccessi dei sintomi durante la crisi, si consiglia di “porre in bocca del
malato un poco di sale”.
I guaritori umbri erano spesso consultati anche nella
fase di remissione, perché fornissero rimedi atti a prevenire le crisi, naturalmente
attingendo alle loro ricche teche di talismani apotropaici: “…amuleto contro il
brutto male è un cristallo di specchio d’asino (selenite o carbonato di
calcio) tenuto indosso”. Ma l’inefficacia di questi rimedi o l’impossibilità di
porli in essere aveva ulteriormente stimolato la fantasia dei ciarlatani che,
sempre in Umbria e sempre raccomandando la somministrazione di nascosto con l’inganno,
redigono questa ricetta: “Si dà a mangiare, in un cibo, un poco di mestruo di
donna, un brano di placenta, un brano di cordone ombelicale di feto maschio,
seccato e polverato”. In casi meno gravi si può anche, semplicemente: “prendere
un brano di osso di morto, triturarlo finemente e ingollare questa polvere nell’acqua,
per tre mattine di seguito a stomaco digiuno”.
In Friuli i guaritori indicano questi due possibili
trattamenti per i disturbi epilettici: “È giovevole il sangue bovino bevuto
ancora caldo, appena svenata la bestia, a digiuno di giovedì, o si prescrivono
dei pezzettini di carne di ramarro mangiati crudi a digiuno”. Poi, scritto in
perfetto furlan, si legge: “Si usano i decotti di camamile, di papava,
di jerbe cajarie, di digital, di fiori di peonie, o di radici di valeriane, e
il sugo spremuto di semprevivo dei tetti”.
Nelle Marche troviamo un vero e proprio rituale
magico, in cui non si attribuisce ad alcuna sostanza la speciale virtù
taumaturgica del male comiziale, caduco o epilettico che dir si voglia, ma si investe
un atto simbolico – che evidentemente ritualizza qualche antico episodio di
esperienza reale interpretato in chiave magica – del potere di proteggere dalla
malattia: “Una persona che non abbia mai prima di allora veduto il malato, deve
gettargli all’improvviso un mannello di grano: egli sarà immunizzato dall’epilessia
per tanti anni quanti sono gli acini di grano scagliati”. Manco a dirlo, la persona
sconosciuta ingaggiata dal mago non deve sapere nulla del valore simbolico del
gesto e della responsabilità che ha nel determinare, con la quantità di chicchi
di grano, il numero di anni durante i quali l’ammalato non soffrirà più del suo
male.
Ma nelle Marche il trattamento delle convulsioni in
età pediatrica rimaneva legato ai rituali del fuoco usati spesso dalle “streghe”
con i bambini; infatti, senza pietà il piccolo “lo si scottava sotto la nuca e
lo si teneva qualche istante sotto un caldaio”. Con gli adulti, invece, i
guaritori mantenevano un atteggiamento più prudente e seguivano la tradizione
di “mettere ai piedi del colpito lumache schiacciate”.
Dai documenti ritrovati in Toscana, si desume che in
questa regione i guaritori erano molto meno sicuri di disporre di rimedi
realmente efficaci contro l’epilessia, forse anche perché in questa realtà
territoriale la cultura medico-scientifica era dominante nelle città e nei
borghi, e le credenze irrazionali su cui facevano leva gli operatori magici erano
confinate a comunità rurali o montane: i medici affermavano di non essere in
possesso di terapie efficaci contro l’epilessia, e questa consapevolezza era
diffusa nel popolo. Rimaneva la speranza che erbe non ancora studiate dai
medici potessero, per buona ventura, risultare efficaci. Le tradizioni
tramandate per secoli, da una generazione all’altra mediante erbari e appunti
alchemici, d’altra parte, contenevano solo indicazioni generiche. I guaritori
toscani scrivono: “È molto raccomandata la decozione di vischio raccolto sulla
quercia senza fargli toccare terra. Far mangiare fiori di rosmarino ben cotti”.
In Abruzzo non vi è traccia di pratiche magiche,
esoteriche o rituali di alcun genere per la terapia dell’epilessia, ma i
guaritori erboristi si assicuravano come clienti a vita coloro che ne erano
affetti: “Si ha da bere lungo tempo decotti di peonia, fiori di tiglio e di
melissa”.
[Le citazioni riportate dai documenti trovati dai
quattro studiosi di fine Ottocento menzionati, sono state selezionate per la
prima volta nel 1990 da Guglielmo Lutzenkirchen, direttore della rivista “Storia
e medicina popolare” per conto di Wellcome Tabloid 2 (1): 65, 1990. La
discussione e l’analisi psicologica e psico-antropologica dei nostri soci si
sono tenute il 21 giugno 2022].
Notule
BM&L-25 giugno 2022
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